di Alberto Baviera

“Nelle ultime settimane, i dati disponibili sull’andamento dell’economia mondiale hanno iniziato a registrare i primi segnali di ripresa dell’attività produttiva legati al progressivo allentamento del lockdown. Permangono limitazioni agli spostamenti internazionali che producono effetti negativi su trasporti aerei e turismo”. Lo comunica oggi l’Istat nella sua “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana” evidenziando che “anche gli indicatori congiunturali italiani di maggio catturano i primi segni di ripresa dei ritmi produttivi dopo le marcate contrazioni registrate a marzo e aprile. A maggio, rispetto ad aprile, sono aumentate le esportazioni extra-Ue mentre a giugno il miglioramento della fiducia appare generalizzato tra i settori economici”.
Sul mercato del lavoro, viene sottolineato nella Nota, la ripresa dei ritmi produttivi ha trovato un riscontro immediato in un deciso aumento delle ore lavorate nella settimana (29,6 ore per gli occupati totali, da 22 di aprile, dati non destagionalizzati) e in un calo degli occupati assenti nella settimana (16,4% da 33,8% di aprile). I livelli raggiunti si mantengono comunque distanti da quelli pre-crisi. Questi fenomeni si accompagnano a un’ulteriore diminuzione dell’occupazione (-0,4% pari a -84mila unità, rispetto al mese precedente) e a una prima ripresa della ricerca di lavoro. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 7,8%, segnando un aumento di 1,2 punti percentuali rispetto al mese precedente, mentre il tasso di inattività si è ridotto (-0,6 punti percentuali). Considerando il periodo marzo-maggio rispetto al trimestre precedente, la contrazione dell’occupazione ha assunto una dimensione di rilievo (-381mila unità) mentre l’aumento dell’inattività (+880mila unità) si è mantenuto superiore alla riduzione dei disoccupati (-533mila).
Per quanto riguarda i prezzi al consumo, a giugno si è confermata la fase deflativa. Dopo il forte aumento di maggio, le aspettative inflazionistiche a giugno si sono comunque leggermente ridimensionate, ma ancora poco meno della metà degli intervistati si aspetta aumenti dei prezzi più o meno intensi nell’arco di un anno.

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