È venuta a mancare ieri, domenica 6 settembre 2020 Maria Luigia Nardi, professoressa di francese di intere generazioni di maceratesi. Dopo le magistrali, si iscrisse alla Ca’ Foscari di Venezia dove si laureò in lingua e letteratura francese con Italo Siciliano, discutendo una tesi sulla scrittrice e drammaturga George Sand. Ha insegnato a lungo presso il Liceo Scientifico Galilei di Macerata, ma anche al Liceo Classico Leopardi, contribuendo alla formazione umana e culturale di centinaia di studenti. Aveva una straordinaria conoscenza del francese che trasfondeva con grande rigore e passione. Lettrice a Grenoble per due anni e per un breve periodo assistente all’Università di Macerata, ha precorso i tempi della moderna didattica guidando stages di formazione per giovani insegnanti.

La data del funerale sarà domani, martedì 8 settembre, alle 10, nella Parrocchia dei Cappuccini.


Pubblichiamo il ricordo di Fabio Macedoni, suo studente e collega Fabio Macedoni.

Maria Luigia Nardi ha personificato e incarnato, senza ombra di dubbio alcuna, la lingua, la letteratura e la civiltà francese nel panorama dell’insegnamento della città di Macerata, dell’intera provincia e, sicuramente, della regione Marche dagli anni ’60 agli anni ‘90.

Questo è il sentimento e la convinzione che posso testimoniare io, studente ginnasiale negli anni ’68 e universitario in quelli successivi.

La professoressa Nardi è stata mia insegnante sia al ginnasio che all’università, alla facoltà di Lingue ed ha guidato, per così dire, i miei primi passi nel mondo dell’insegnamento.

Lei era il punto di riferimento di tutti i prof di Francese, in un periodo, in cui, l’insegnamento della lingua cisalpina veniva osteggiato in tutte le scuole medie e preferito a quello più universale ed indispensabile, si diceva, dell’inglese.

Lei era sempre in prima linea, in trincea, in avanscoperta, a difesa strenua della lingua e della civiltà francesi, arrivando addirittura ad organizzare corsi di francese alle elementari, pure con l’ausilio di giovani universitari, fin dai primi anni ‘70.

Non era una fede cieca, bensì un convincimento, che ancora oggi trova riscontro notevole, che i legami fra la lingua italiana e quella francese fossero stretti, addirittura strettissimi e che l’una non potesse, nell’insegnamento, essere disgiunta dall’altra.

Maria Luigia Nardi sapeva far amare la lingua francese perché lei la amava per prima; una lingua che, pur navigando in quel mare di regole e di eccezioni della grammatica e della sintassi, rappresenta, ora come allora, una materia alquanto ardua da apprendere correttamente.

Lei, noncurante del rigore necessario, e praticato da lei per prima, esigeva da tutti il massimo sforzo, la correttezza dell’espressione linguistica e le interrogazioni medesime in lingua.

Una sorta di missione si potrebbe definire la sua esperienza, da valere almeno una piccola legion d’honneur, che non le verrà mai consegnata, ma che, per noi, che l’abbiamo conosciuta in vesti molteplici, da studenti, da esaminandi e, poi, da “colleghi”, è già da tempo affissa al bavero della sua giacca.

Io non so tante cose della sua esistenza, ma credo che abbia fatto dello studio e dell’insegnamento della lingua francese la sua ragion di vita.

Di certo avrà contribuito anche alla formazione artistica di una vigorosa pianta del suo orto, il nipote Enzo che eccelle, come cantautore, ispirandosi spesso agli chansonnier d’oltralpe, da Brassens a Ferré.

Tutti noi dobbiamo almeno un grazie alla professoressa Nardi.

Io voglio congedarmi con un’immagine, familiare anche a molti miei compagni di classe, di quando l’ho conosciuta la prima volta, studente ginnasiale.

Lei era altissima, sempre ben vestita e col rossetto rosso; arrivava, la mattina, con la sua Fiat 850 coupé bianca, nel cortile della scuola: non ho capito mai come facesse a scendere, ma anche a salire, da e in quell’auto con tanta nonchalance: sarà stata l’elasticità di chi studia le lingue!

Grazie professoressa per averci anche insegnato e fatto praticare le doti della combattività e della tenacia; doti che, allo stato attuale, sono diventate più che indispensabili, in ogni settore.

Vive le français!

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