di M. Michela Nicolais

“Modello di sinodalità anche per noi, per i nostri tempi e per le diverse istituzioni culturali dela Chiesa”. Così il Papa, nella lettera apostolica “Scripturae Sacrae affettus”, definisce la figura di San Girolamo, nel XVI centenario della morte. “Imponente figura della storia della Chiesa”, caratterizzata dal “grande amore per Cristo”, prosegue il Santo Padre, che ha dato la notizia della firma della lettera durante l’udienza generale di oggi: “Questo amore si dirama, come un fiume in tanti rivoli, nella sua opera di infaticabile studioso, traduttore, esegeta, profondo conoscitore e appassionato divulgatore della Sacra Scrittura: di raffinato interprete di testi biblici; di ardente e talvolta impetuoso difensore della verità cristiana; di ascetico e intransigente eremita oltre che di esperta guida spirituale, nella sua generosità e tenerezza”. Milleseicento anni dopo, spiega Francesco, “la sua figura rimane di garante attualità per noi cristiani del XXI secolo” ed “entra a pieno titolo tra le grandi figure della Chiesa antica, nel periodo definito il secolo d’oro della Patristica, vero ponte tra Oriente e Occidente”. A Betlemme Girolamo vive, fino alla sua morte nel 420, “il periodo più fecondo e intenso della sua vita – ricorda il Papa – completamente dedito allo studio della Scrittura, impegnato nella monumentale opera della traduzione di tutto l’Antico Testamento a partire dall’originale ebraico”. Due, per Francesco, “le dimensioni caratteristiche della sua esistenza di credente”, che lo rendono “modello per i monaci e gli studiosi”: da un lato, l’assoluta e rigorosa consacrazione a Dio, con la rinuncia a qualsiasi umana soddisfazione, per amore di Cristo crocifisso; dall’altro, l’impegno di studio assiduo, volto esclusivamente a una sempre più piena comprensione del mistero del Signore”. Girolamo, conclude il Papa a proposito del suo “amore appassionato per la Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa nella Sacra Scrittura”, ci insegna che “non vanno studiati solo i Vangeli, perché tutto l’Antico Testamento è indispensabile per penetrare nella verità e nella ricchezza del Cristo”. La sua capacità, infine, di “inculturare” la Bibbia nella cultura latina “è diventata un paradigma permanente per l’azione missionaria della Chiesa” e per il contrasto all’analfabetismo religioso, di cui sono vittima anche oggi soprattutto i giovani.

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