Si dice spesso che gli italiani si sono disaffezionati alla politica. Sarebbe più giusto dire che si sono disaffezionati ai partiti e a quei politici che parlano di cose avulse dal comune sentire della gente. Le elezioni comunali di domenica 5 giugno sono state una sorta di cartina di tornasole per quanti volevano sentire il polso degli elettori.

Limitiamoci a valutare i risultati dei sette comuni della provincia di Macerata dove si è votato per rinnovare le Amministrazioni locali e scopriamo quanto, invece, i cittadini tengano alle loro comunità e alla buona amministrazione dei loro paesi. “Destra” e “sinistra” sono concetti superabili quando si presentano candidati “credibili” e attenti ai bisogni della comunità o che hanno già fornito buona prova.

Innanzitutto, uno sguardo all’affluenza alle urne. Il temuto astensionismo di vaste proporzioni non c’è stato. Anzi, nei comuni dove sono state confermate amministrazioni già positivamente sperimentate o dove si confrontavano “volti nuovi” che annunciavano una discontinuità con il passato, gli elettori sono andati volentieri alle urne. Addirittura l’83% a Muccia, il 72% a Esanatoglia, tra il 61 e 62% a Morrovalle, Castelraimondo e San Severino.

Alla gente non piacciono le liti tra i partiti e all’interno dei partiti. Inoltre, gli elettori non premiano i partiti troppo legati a logiche che contrastano con gli interessi locali. I risultati di Porto Recanati e San Severino sono due casi emblematici. Nel Comune rivierasco si tornava al voto anticipatamente e dopo un anno di commissariamento. La volta scorsa i portorecanatesi avevano provato a cambiare. Dopo una lunga Amministrazione di Centrodestra, al sindaco allora uscente, Rosalba Ubaldi, avevano preferito un’altra donna che si presentava per la prima volta e che era su posizioni di sinistra, Sabrina Montali. Ma i litigi, durati un anno, all’interno della nuova maggioranza (con il caso della lottizzazione Burchio al centro della querelle) che avevano portato alla fine prematura della consigliatura comunale, hanno fatto ricredere gli elettori.

Invertita la rotta di due anni fa, è stato eletto con il 23,61% dei voti l’ingegnere Roberto Mozzicafreddo, a capo di una lista civica di Centrodestra sostenuta propria da chi nel 2014 era stato sconfitto.

A San Severino Marche, dopo dieci anni di amministrazione di Centrosinistra, che nel 2006 era subentrata ad un altrettanto lungo periodo di centrodestra, gli elettori hanno scelto il “volto nuovo”. È stata eletta Rosa Piermattei, una manager a capo di una lista di cittadini estranei ai partiti tradizionali, diventata il primo sindaco donna della città con quasi il 30% dei voti. Si era presentata mesi fa come “outsider” per cercare di risolvere i problemi della città e governare San Severino senza legami politici collegati in qualche modo a governi regionali o nazionali, presenti o del passato. I settempedani questa volta non hanno creduto agli schieramenti che avevano già governato la città e, soprattutto preoccupati per il lento depauperamento dei servizi sanitari tra cui, da ultimo, la chiusura del punto nascite del locale ospedale, hanno riposto la loro fiducia su una “terza via”.

Gli elettori di San Severino hanno penalizzato soprattutto la maggioranza uscente di centrosinistra (il suo candidato Sindaco ha ottenuto appena il 16% e il Pd sarà assente dal nuovo Consiglio comunale), ritenuta troppo omologata sulla posizione del governo regionale al quale rimproverano le scelte in materia di servizi ospedalieri.

A Morrovalle e Castelraimondo sono stati rieletti i rispettivi Sindaci uscenti, entrambi del Centrodestra. Stefano Montemarani con quasi il 61% dei voti nel comune del distretto calzaturiero e Renzo Marinelli con oltre il 54% nel comune dell’alta valle del Potenza. Affermazioni così nette dimostrano che, indipendentemente dallo schieramento politico da cui sono stati sostenuti, i cittadini hanno riconosciuto e premiato un’amministrazione che nei cinque anni passati si è posta evidentemente vicina ai loro bisogni. Stesso discorso si può fare per Esanatoglia, dove è stato eletto il vice sindaco uscente (e già sindaco in precedenza) Luigi Bartocci (42% dei voti), che aveva ben tre avversari.

A Muccia, dove la percentuale elevata di votanti è stata sintomo di una competizione elettorale molto sentita, ha vinto l’ex sindaco uscente e, anche lui già primo cittadino in passato, Mario Baroni. Con quasi il 64% dei voti, egli ha sconfitto il sindaco uscente Fabio Barboni. È stata una lotta tutta interna alla precedente amministrazione in cui probabilmente è stato premiato il candidato sul quale i cittadini di Muccia si sono meglio identificati.

Un caso del tutto particolare è stato quello di Bolognola, dove Cristina Gentili non aveva avversari, salvo il quorum, superato con quasi il 62% dei votanti. In questo caso si è avuta la dimostrazione di come nei piccolissimi Comuni (Bolognola ha appena 154 abitanti) sia già difficile trovare persone nelle condizioni di potersi accollare il peso di amministrare la comunità. E, com’è nella ormai pluridecennale tradizione di questo piccolo centro dei Monti Sibillini, anche per i prossimi cinque anni, a farlo sarà una donna.

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