(Foto di Alessandro Carlorosi)

Puntuale, la telefonata è arrivata intorno alle venti, attesa ormai ogni anno dai pellegrini pronti a mettersi in cammino verso la Santa Casa di Loreto. L’Helvia Recina di Macerata si è letteralmente “acceso” di trepidazione quando gli altoparlanti hanno scandito la sua voce chiara e inconfondibile: papa Francesco l’aveva promesso e non è voluto mancare, seppur a distanza, anche a questa 38esima edizione del Pellegrinaggio, iniziata, come da tradizione, con la Santa Messa nell’affollato stadio cittadino.

«Anche la vita è un cammino e nessuno di noi sa quanto durerà e chi crede di vivere senza camminare sbaglia. Non si può vivere la vita da fermi, perchè l’esistenza è fatta per camminare, per fare qualcosa, per andare avanti e per costruire una società giusta, per proclamare il Vangelo di Gesù. Il Papa vi è vicino con la preghiera e vi accompagna, augurandovi una notte di preghiera e di gioia. Certo, un po’ di sofferenza ci sarà, ma sarà seguita dalla speranza dell’incontro con Gesù Eucaristia. Camminate sempre nella vita, fratelli, e pregate affinchè anche io continui a camminare secondo la volontà di Dio: vi benedico e vi auguro una notte fatta di cammino, gioia fratellanza e con lo sguardo rivolto vero la Madonna». Queste le parole del  Pontefice dall’altro capo del telefono, rivolgendo una benedizione ai circa 100mila partecipanti alla proposta promossa dal movimento di Comunione e Liberazione, con l’invito a cui, fin dall’inizio del suo Pontificato, ci ha abituati: «Non dimenticate di pregare per me».

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Mercoledì 8 giugno: papa Francesco benedice la Fiaccola della Pace, che, da Roma, ha raggiunto i pellegrini a Macerata (foto Radio Nuova)

Fin dalle prime ore della giornata, consapevoli delle condizioni meteo non propriamente favorevoli, i tantissimi pullman provenienti da ogni regione d’Italia e anche dall’estero hanno iniziato ad accompagnare uomini, donne, giovani, famiglie intere, nel centro sportivo della Civitas Mariae per un evento che, come più volte sottolineato dagli organizzatori del Comitato Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, diretto dal professor Ermanno Calzolaio – staff organizzativo in questi giorni in costante rapporto di coordinamento con le Forze dell’Ordine preposte alla sicurezza pubblica -, non smette di stupire ed attrarre. Nemmeno stavolta, nonostante la pioggia battente abbia più volte costretto ad aprire gli ombrelli.

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(foto Ufficio stampa Comitato Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto)

Un fatto di fede, un «avvenimento religioso», come l’ha definito il suo “inventore”, monsignor Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica, ma anche un appuntamento capace di richiamare anche il mondo laico. Spinto dalla grinta che lo contraddistingue, “don Giancarlo”, originario di Tolentino e da sempre legatissimo alla Chiesa maceratese, al termine della Messa ha infilato le scarpe da running per mettersi in cammino con un intero popolo mosso dal desiderio di affidare alla Vergine Maria più di un’invocazione e di una domanda che nasce dal cuore.

«Il pellegrinaggio non lo vivo come una pia devozione, ma come un’esperienza totalizzante della vita, che raccoglie tutto il cammino di ogni giorno. Questa realtà oggi mi tocca ancora di più dopo i miei 13 anni da Vescovo. Inoltre, mi piace sottolineare l’intensità del tema di quest’anno, “Tu sei unico”, che indica un metodo pastorale, aprendo al rapporto personale con il Mistero che ci rende, appunto, unici», ha dichiarato monsignor Vecerrica alla vigilia di questo sabato 11 giugno speciale, minato dall’ostile pioggia ma illuminato dal calore dei volti di tanta gente pronta a rinnovare questa «metafora della vita» in cui, dopo la fatica del buio, può sperimentarsi il sollievo dell’alba. «Mi piace poi mettere in evidenza l’importanza della presenza dei giovani a questo appuntamento – ha concluso -, come mi ha confidato anche il Papa mercoledì scorso, durante l’Udienza in piazza San Pietro per l’accensione della Fiaccola della Pace: sono i giovani, purtroppo, che rappresentano i nuovi “poveri”, bisognosi di significato e di fede».

«Mi piace evidenziare, stasera, la presenza dei tanti giovani: sono loro i nuovi “poveri”, bisognosi di significato e di fede», ha ricordato monsignor Giancarlo Vecerrica

Adesso come allora, difatti, a farsi pellegrini in questi 28 km decisamente “social” (Qui i canali di comunicazione per condividere le emozioni del Pellegrinaggio), per i quali, assieme a quello di altre eccellenti Istituzioni ha fatto giungere il suo messaggio anche don Juliàn Carròn, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, sono in particolare gli studenti, che per primi diedero vita a questa iniziativa nell’estate del 1978, come segno di ringraziamento al termine dell’anno scolastico, e i tanti ragazzi e ragazze, fiaccati dall’odierna società in crisi: sono loro l'”anima” inquieta di un avvenire che tanto preoccupa papa Bergoglio.

«Anche la vita è un cammino, quindi camminate sempre, senza stancarvi mai»: con queste parole il Papa ha incoraggiato i pellegrini in partenza verso la Santa Casa di Loreto

Numerose, come previsto, le autorità civili, militari e religiose per la Celebrazione eucaristica presieduta, assieme ad un nutrito gruppo di sacerdoti, diaconi e Vescovi delle Marche, dal presidente della Conferenza episcopale marchigiana, il cardinale Edoardo Menichelli, che ha incontrato la stampa prima dell’inizio della Messa.

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A salutare i pellegrini arrivati nella città accogliente “per vocazione”, consacrata da anni alla Madonna, patrona della Diocesi, e posta sotto la protezione del patrono San Giuliano Ospitatore, è stato anzitutto il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, monsignor Nazzareno Marconi, che, nella «gioia del vangelo e nella letizia dell’amore» ha indirizzato il proprio pensiero anche «a quanti non credono o non sono cristiani, per tutti noi dono prezioso del Signore e ci testimonia che nel mondo c’è tanto desiderio di bene e disponibilità a mettersi in cammino insieme, verso un futuro più fraterno: questa notte i vostri passi racconteranno a tutta Italia che ogni uomo e unico, è prezioso».

È il titolo suggerito proprio dal Pontefice per l’edizione del 2016 (leggi Qui il servizio di presentazione del Pellegrinaggio), inoltre, ad ispirare il Pastore, che, compiendo anche lui questo gesto di devozione fino alla Basilica lauretana, ha ricordato come «ogni uomo è amato da Dio in maniera unica e personale. Grazie, perciò, ad ognuno perché ci sei, perché se mancavi avremmo sentito un vuoto. Perché il mondo diventa più povero se ti metti da parte, se ti disinteressi degli altri, se vivi solo per te».

Come già ribadito alla vigilia dell’evento, il riferimento è andato poi al delicato frangente che la Nazione vive in questo particolare momento storico, attraversato da non pochi dubbi, sia sul versante economico, che su quello politico. «Questo pellegrinaggio è nato da un gruppo di giovani che chiedevano aiuto alla Madonna nell’imminenza degli esami – ha aggiunto Marconi – e anche noi, oggi, siamo tutti in tempo di esami, anzi direi che tutto il nostro Paese deve passare un bell’esame di maturità. C’è una generazione nuova e tanti siete voi, che vuol giustamente prendere le redini del nostro futuro, ma dobbiamo superare l’esame. Andiamo a chiedere alla Madonna l’aiuto per l’esame di maturità dell’Italia, e sono certo che il suo aiuto non ci mancherà».

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Nel corso della Messa, il messaggio da parte del Presidente della CEM. «Carissimi, non senza qualche spirituale imbarazzo, provo a leggere l’affascinante tema del 38° Pellegrinaggio Macerata-Loreto facendomi educare dal brano del Vangelo (Luca 7,36-50, in cui si racconta dell’incontro tra Gesù e la peccatrice, ndr)» ha esordito Menichelli nell’omelia, riallacciandosi al tema e sottolineando «la verità di Gesù che libera e la dolcezza che risana», facendo «riscoprire l’irripetibile grandezza e bellezza che ognuno è» e «ridando incanto e stupore al senso della vita e alla sua vocazione».

«Siamo sotto uno sguardo di misericordia – ha affermato Menichelli – e Gesù ci fa riscoprire l’irripetibile grandezza e la bellezza che ognuno di noi rappresenta»

Quindi, il rimando all’Anno giubilare che stiamo vivendo: «Siamo sotto uno sguardo non di giudizio, ma di fiducia. Siamo sotto uno sguardo di misericordia, che non è sentimentale indulgenza, ma gaudio di novità». Con un invito, legato al Pellegrinaggio stesso. «Se abbiamo il coraggio di andare e vedere, come i due del Vangelo, sapremo perché Lui è unico e perché ognuno di noi è unico: perché siamo insieme dentro un interesse d’amore.

Dopo questa Celebrazione eucaristica – ha affermato il Cardinale – parte il pellegrinaggio, icona simbolica della vita, dell’andare verso… Passando per le oscurità, le incognite e le debolezze dell’umano. Il pellegrino cammina con speranza se libero da pesi e se nel suo zainetto (una volta si diceva il tascapane!) porta pane e acqua: il pane è Cristo Eucaristia, l’acqua è Cristo che, come a Sichem, disseta l’arsura del cuore della Samaritana, ridandole dignità e salvezza. Così sia, per me e per tutti voi, nella consolante presenza e difesa della Madre, che con tenerezza non smette di dirci: “Quanto vi dirà, fate!”».

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Ricoverato in ospedale, non ha potuto prender parte alla Santa Messa padre Ibrahim Alsabagh, parroco ad Aleppo, nella martoriata terra di Siria, e rientrato per qualche giorno a casa, mentre tra le testimonianze, come previsto, è stata ascoltata quella della Cooperativa Giotto di Padova, pronunciata per voce di Sante, un collaboratore presente allo stadio cittadino assieme ad una decina di detenuti (alcuni dei quali accompagnati da un familiare). «Siamo qui, quasi tutti per la prima volta, in questo Anno giubilare con il cuore colmo di gratitudine – ha dichiarato il cooperante – per chiedere alla Madonna di Loreto che ci aiuti a non dimenticare mai l’amore che Gesù ha per ciascuno di noi, domando con umile certezza che l’inizio di ogni giornata sia un “Sì” al Signore che ci abbraccia e rende fertile il terreno del nostro cuore».

A lui, inoltre, il compito di parlare anche a nome di due detenuti del Carcere «Due Palazzi» impossibilitati a venire a Macerata: si tratta di un ergastolano, vicino in questi giorni alla mamma morente, e di un detenuto che non può ancora uscire in permesso. Del primo, in carcere dal 1994, sono stati messi in luce i tratti di un’esistenza lacerata dagli inciampi umani, ma redenta grazie a quegli «strani incroci» avvenuti nel penitenziario padovano. «Una volta arrestato – racconta ancora Sante – credevo che a farmi “incontrare” il carcere e un gruppetto di persone che lì dentro avevano avviato una serie di attività lavorative fosse stato soltanto il caso: una serie di circostanze, nulla di più. Naturalmente, pensavo anche che quelle persone così interessate a me e ai miei compagni detenuti, al punto da assumerci come normali lavoratori, nascondessero chissà quale trucco e tornaconto personale. Soltanto col passare degli anni, molti anni, ho iniziato a capire che il trucco si chiama Cristo e il tornaconto amore».

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Con il tempo e la pazienza, grazie anche al sostengo della Scuola di Comunità, la rabbia verso quel Dio a cui addebitare «la condanna all’ergastolo» si è trasformata in vera pace, rafforzata anche dalle parole di don Giancarlo Vecerrica: «L’esperienza della presenza di Cristo può cambiare l’orizzonte delle giornate e la prospettiva di una vita intera».

Per lui, come per molti altri, “imprigionati” nelle sofferenze del quotidiano, nei dolori e nelle schiavitù dell’animo, è iniziato così il cammino verso la speranza che salva. Una speranza a cui ogni pellegrino, in questa notte capace di abbracciare tutti, si sente unico, e amato.

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(foto Archivio Emmausonline)

Di seguito, i testi completi del saluto di monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, e del cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo e presidente della CEM, pronunciati durante la Santa Messa allo stadio Helvia Recina:

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