Esattamente un anno fa ero in cammino alla volta di Santiago de Compostela. Mi è sempre piaciuto camminare, ma non avevo mai fatto un pellegrinaggio di più giorni.

Il tracciato del "Cammino Francese"
Il tracciato del “Cammino Francese”

Non sapevo se sarei arrivato alla meta, ma non me ne preoccupavo. Senza esserne consapevole, già percepivo ciò che ogni pellegrino scopre e cioè che la meta è il cammino stesso. L’abbraccio al busto dell’apostolo con cui il pellegrinaggio si conclude non è altro che il coronamento del percorso che ciascuno svolge scavando dentro di sé, prima che lungo le strade del Nord della Spagna.

Il camminare per tante ore contornato dalla natura severa o rigogliosa, il rendersi conto che tutto quello che serve per vivere può essere contenuto in uno zaino da 7-8 chili, il sentirsi cullati dall’amicizia degli altri pellegrini, sono gli ingredienti che aiutano il cuore e la mente a scoprire i segni buoni che la Provvidenza dissemina sul nostro cammino e a cominciare a cambiare. E anche chi non ce la fa, bloccato da qualche guaio fisico, si sente comunque grato per l’esperienza vissuta.

La Provvidenza ha voluto che tutto per me andasse nel migliore dei modi, completando in 26 giorni i 780 Km che separano Saint-Jean-Pied-de-Port, ai piedi dei Pirenei francesi, da Santiago de Compostela. Unico inconveniente, una vescica al mignolo sinistro risolta in un paio di giorni.

Credenzialecompleta1
La credenziale coi bolli di tutte le tappe

Impossibile dare conto degli incontri, dei sentimenti, delle riflessioni. Una sequenza di quadri si affolla alla mente: dal passaggio fortunosamente (provvidenzialmente) ottenuto a Lourdes per arrivare a Sain-Jean-Pied-de-Port, all’interminabile salita pirenaica immersi in una nebbia che non si è mai diradata, alla Messa a Roncesvalles ricevendo la millenaria benedizione del pellegrino, ai chilometri e chilometri sotto la pioggia battente verso Larrasoana, agli incontri con gente di tutto il mondo (dalla Nuova Zelanda, al Brasile, al Canada, all’Australia, al Sud Africa…), allo straordinario “retablo” di Navarrete, sotto il quale ha sostato a lungo in preghiera sant’Ignazio, alle tante straordinarie albe ammirate in silenzio, ai gesti premurosi di cui sono stato testimone e anche destinatario, all'”ospitalera” di Mansilla de las Mulas che con professionalità e gratuitamente ha curato la mia vescica e quelle di molti altri, ai 5-6° di tante mattine che mi hanno fatto rimpiangere di non aver portato i guanti, alla Messa celebrata da don Raúl a Belorado, alla fatica delle salite dei Pirenei, dell’Alto del Perdón, del O Cebreiro, alla Casa de Peregrinos Emaús di Burgos, il miglior ostello incontrato lungo il cammino, ai tanti rosari cadenzati sul ritmo regolare dei passi, ai giovani ubriachi incrociati all’alba dei fine settimana nelle estenuate propaggini di fiestas sgangherate, alle docce e al bucato appena arrivato all’albergue di destinazione, alla straordinaria, indescrivibile, cattedrale di Burgos, a quella di León, realizzata in soli cinquant’anni da una comunità di appena 5.000 abitanti, agli spazi immensi e silenziosi della meseta declinati in tutte le tonalità del verde, al sapore senza pari della Estrella Galicia a placare la sete e il caldo pomeridiano, alla tappa d’obbligo a Melide da Ezequiel, tempio del polpo, alla desolazione delle centinaia di palazzine nuove disabitate di Cirueña simbolo della crisi spagnola, alle vigne raso terra de La Rioja, al grano della Castiglia y León, alle ciliegie del Bierzo, agli eucalipti della Galizia, alle frotte di pellegrini-turisti degli ultimi chilometri, all’abbraccio del busto di San Giacomo quando tutto è ormai compiuto, al ricevere l’ultimo bollo sulla Credenziale e la Compostela, sigillo del pellegrinaggio, ai sorrisi e agli abbracci con i pellegrini incontrati a Santiago dopo aver condiviso tratti del cammino…

La Compostela, ricevuta al termine del pellegrinaggio
La Compostela, ricevuta al termine del pellegrinaggio

È un’esperienza che segna e arricchisce la vita, la si percorra a vent’anni o oltrepassati i sessanta, come me.

Ho selezionato e vi propongo qua sotto 100 immagini (niente di trascendentale, perché scattare foto non è stato mai una priorità). Segliendole sono tornato a sperimentare l’intensità umana e spirituale di quelle settimane; spero che chi le scorre riesca a percepire almeno un po’ della ricchezza che io ho incontrato. E allargo a tutti l’augurio che in quei giorni ho sentito pronunciare – e ho anch’io rivolto – migliaia di volte: buon cammino!

Chi volesse leggere le didascalie delle foto, trova l’album originale qui

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