A un anno dalla sua presentazione all’interno del programma di Estafesta (quest’anno dal 7 al 10 luglio), artista del ferro, musicista e scrittore, Luciano Capparucci torna a raccontare la genesi di un volume dedicato “al suo paese del cuore”. Una missione ambiziosa la sua, “alla ricerca di un’epoca oramai scomparsa”, tuttavia svolta con successo e con ironia, come recita lo stesso titolo del libro: Passo Treia… che spasso!.

Due gli obiettivi principali: fare beneficenza e “immortalare”, grazie alle foto e ai testi in dialetto contenuti, uno spaccato di storia “della nostra gente”. Personaggi e personalità che i più giovani non possono ricordare ma che comunque apprezzeranno, lasciandosi contagiare da una nostalgia certamente non autoreferenziale ma che anzi stimola alla tutela della comunità e del suo patrimonio culturale.

«Avevo questa idea in mente da molto tempo – afferma l’autore -, grazie all’aiuto di alcuni amici, ognuno per le proprie peculiarità (chi ha raccolto foto, chi i documenti o ha provveduto all’impaginazione grafica) siamo riusciti in questa piccola impresa». Molto corposo e dettagliato, oltre 300 le pagine, il libro segue alcune direttrici, dalla storia della famiglia Capparucci, con la loro tradizione di fabbri, ai mestieri ormai scompari o andati in disuso, dai luoghi della comunità (la chiesa della Madonna del ponte e gli altri simboli di culto, il campo sportivo, Villa Pacis e Villa Lazzarini, i bar e gli altri negozi di corso Garibaldi) ai veri personaggi (rigorosamente con il loro soprannome di famiglia) che, come in ogni realtà della provincia, con il loro particolare carattere fungevano da prezioso “collante”.

La copertina del libro
La copertina del libro

«Un tempo si campava di manualità – aggiunge Capparucci -, gli artigiani erano al centro della vita quotidiana. Li ho voluti raccontare in modo ilare, attraverso i miei ricordi da bambino e da adulto, alternando le foto alle mie poesie e a una personale versione del dizionario del Perfetto dialetto passotreiese dalla A alla Z». Molti i momenti significativi, come le immagini di alcuni matrimoni, grazie ai quali si offre un repertorio di auto, mezzi, vestiti e tradizioni. Altrettanti gli episodi annotati, come i bagni avventurosi nel fiume e nel “vallatu”, la ricostruzione del ponte dopo i bombardamenti tedeschi, la trebbiatura e i lavori dei campi, l’arrivo del metano, le partite a calcio e i momenti di festa.

«Il libro è andato “a ruba” – continua l’autore -, grazie alle offerte raccolta ho potuto tenere fede alla mia idea originaria di inviare un’offerta alla Lega del Filo d’oro (circa 3mila euro la somma raggiunta): per chi ne fosse sprovvisto, sono ancora rimaste circa una trentina di copie». Alcune di queste, oltre che tutta Italia, hanno raggiunto la Francia, il Belgio e, persino, l’Argentina, regalando un momento di felicità a chi, nel corso degli anni, ha dovuto trasferirsi.

Tra i ringraziamenti, Capparucci cita Luigi Serrani, “per le foto preziose”, Leo Nardi, “per l’ordine cronologico dato ai vari documenti”, a Francesco Riccioni, cacciatore di “materiale introvabil”, e, non ultima , alla sua famiglia, prestatasi nel ricercare “parole, nomi, frasi, stornelli e indovinelli in dialetto”. Genesio Medori ha invece curato la parte fotografica della Passo di Treia più “moderna”. «Il sogno nel cassetto – conclude – è realizzare un libro di poesie. Se son rose, fioriranno».

Treia-Passo-libro-capparucci

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