Domenica 7 ottobre tutti i Gruppi aderenti al Centro Volontari della Sofferenza (Cvs) della Diocesi di Macerata si riuniranno per una Giornata di Ritiro Spirituale presso la Parrocchia del Sacro Cuore (Rancia) ed avranno come traccia di riflessione il tema: “La Famiglia di fronte alla Sofferenza”. Un argomento, questo, intorno al quale c’è una vasta letteratura ed è innegabile che la società, non solo cristiana, abbia già dato risposte abbastanza concrete per alleviare e sostenere le famiglie che si trovano in stato di difficoltà oggettiva. All’interno della Chiesa sono sorte ed operano ormai da decenni anche Associazioni di volontariato che sanno tradurre in operatività il senso cristiano della solidarietà. Molte meno, anche se non mancano, sono quelle che si pongono di fronte alla Sofferenza per affrontarla sotto il profilo spirituale e metterla in relazione con il piano salvifico di Gesù, partendo dall’insegnamento del Vangelo e del magistero della Chiesa.

Il Cvs è una di queste e fa parte – insieme alla Lega Sacerdotale Mariana, ai Silenziosi Operai della Croce ed ai Fratelli e Sorelle degli Ammalati – dell’Opera fondata dal Beato Luigi Novarese per evangelizzare e ri-evangelizzare il mondo della Sofferenza, con un’ottica nuova: il malato (o chi soffre per altri motivi) non può restare isolato, emarginato e fatto oggetto solo della pietà altrui, ma deve e può divenire lui stesso un “missionario” e testimone del Vangelo fra gli altri sofferenti, all’interno della sua Famiglia, della sua Comunità e della Società. Una visuale che Novarese ha ampliato sotto tutti i profili possibili e che la stessa Chiesa ha sostenuto, a partire da Pio XII. Chi, però, con convinzione e determinazione, ha fatto propria questa spiritualità è stato San Giovanni Paolo II che, con l’Esortazione Apostolica “Salvifici doloris”, ha posto una pietra miliare del Magistero, asserendo che la Sofferenza ha due caratteri: è “vocazionale” e “redentiva”. Ossia il battezzato che di fronte alla sofferenza vede una chiamata del Signore ad accettare questa difficile condizione diviene un suo apostolo e collabora alla redenzione dei fratelli (come chiesto anche dalla Vergine Maria a Lourdes e Fatima).

E’ evidente che di fronte a questo tipo di “vocazione”, chi soffre viene posto di fronte ad una scelta: condividere o respingere la volontà del Signore. Il fatto è che di fronte a questo amletico dubbio vengono posti anche i familiari di chi soffre e la sofferenza può giungere a “spaccare” la famiglia. Da una parte il malato e chi decide positivamente di percorrere il “calvario” e, dall’altra, i familiari che affrontano la situazione senza avere o voler avere anche questa visuale della spiritualità. Capita anche il contrario: il malato (o chi soffre) che respinge la sofferenza ed uno o più familiari che, invece, lo spingono e lo sostengono cristianamente.

Ecco, allora, la necessità di “evangelizzare” le famiglie che vengono toccate dalla sofferenza ed è questo il lavoro apostolico svolto dal Cvs. L’attività del Cvs, per certi versi, sollecita anche la Chiesa in generale e le chiese locali a porsi una domanda: cosa si può fare di più e meglio per sostenere ed accompagnare spiritualmente le Famiglie toccate dalla Sofferenza?
Le Famiglie coinvolte dalla Sofferenza, infine, non possono neppure esimersi dal ruolo che avranno sempre più spesso (stante la carenza delle vocazioni in una società sempre più egocentrica ed a-solidale) in futuro: testimoniare il Vangelo dell’Amore nel proprio ambito sociale.

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