Puntuali, come ogni settimana, sono le nuove uscite al cinema. Il Sir e la Commissione nazionale valutazione film della Cei offrono una rubrica che approfondisce quattro titoli di rilievo. Ecco cosa vedere dal 15 novembre: la crisi del lavoro oggi nel drammatico “In guerra” di Stéphane Brizé, il mondo magico di J.K. Rowling in “Animali fantastici: I crimini di Grindelwald” firmato David Yates, il mélo da Ian McEwan “Chesil Beach” di Dominic Cooke e il docufilm sugli oratori “Qui è ora” di Giorgio Horn.

Presentato al 71° Festival di Cannes, “In guerra” (“En guerre”) è una nuova opera di denuncia e dal forte impegno civile firmata da Stéphane Brizé; suo è anche “La legge del mercato” del 2015. Siamo nella Francia odierna e oltre mille operai rischiano di perdere il lavoro quando un’azienda decide di chiudere lo stabilimento per delocalizzare la produzione. Nascono così apprensione, proteste e forti tensioni. A gridare il dissenso per i diritti negati è Laurent, in prima linea nelle contestazioni degli operai, i nuovi ultimi della società. Brizé getta uno sguardo asciutto e rigoroso sul mondo del lavoro; il copione è stato scritto sulla base di documenti, testimonianze, evitando accuratamente ideologie, riferimenti politici, citazioni storiche. Il regista compie la scelta di uno scarto visionario, l’incalzare di un ritmo forte e aggressivo, mettendo in campo anche i richiami al linguaggio delle inchieste televisive, riuscendo a far “vedere” quelle immagini che il piccolo schermo spesso omette. Bravissimo Vincent Lindon a tratteggiare il personaggio di Laurent, grintoso, nervoso e pronto a reggere l’onda d’urto dei fatti. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come problematico, complesso e da approfondire con opportuni dibattiti.

Nel 2016 la scrittrice J.K. Rowling ha portato al cinema lo spin-off del mondo di “Harry Potter”, “Animali fantastici e dove trovarli”, ambientato negli Stati Uniti degli anni ’20. Ora ecco arrivare il secondo capitolo, “I crimini di Grindelwald”, firmato nuovamente da David Yates. Proseguono le avventure del mago zoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne), chiamato a fronteggiare l’oscuro Grindelwald (Johnny Depp). Al fianco di Newt c’è un gradito ritorno “potteriano”, il mago Albus Silente (Jude Law). Pur mantenendo inalterato il tono di fiaba fantastica, la narrazione fatica a trasmettere quel fascino di ricerca del mistero visto nel primo film. Il regista Yates, non sempre sorretto da una scrittura centrata, rischia di rendere troppo ridondanti i personaggi, accumulando fatti e azioni senza una logica chiara; spesso la dinamica dei protagonisti è stretta in una girandola di effetti speciali non del tutto necessari, anzi in più momenti capaci di produrre più distrazione che fascinazione. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e per dibattiti.

Dal romanzo dello scrittore Ian McEwan del 2007 proviene il mélo “Chesil Beach” diretto da Dominic Cooke, con protagonisti Billy Howl e Saoirse Ronan. Siamo nell’Inghilterra di inizio ’60 e due giovani, Edward e Florence, si conoscono e si sposano; il loro è un amore delicato, che però fatica a trovare slancio e serenità. È un ritratto della società britannica in cui i giovani sono ancora prigionieri di paure e idiosincrasie, incapaci di saper leggere con chiarezza il proprio animo e la verità dei sentimenti. Bene la regia, anche se non è particolarmente incisiva, e soprattutto belle le atmosfere, così suggestive e dense di pathos. A dire il vero però è la protagonista Saoirse Ronan – neanche 25 anni e già candidata agli Oscar per “Espiazione”, “Brooklyn” e “Lady Bird” – a fare la differenza nel racconto: aderisce con intensità e precisione al personaggio, un’innamorata incapace di capire i dubbi dell’amore. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come complesso, problematico e da affidare a dibattiti.

È stato presentato ad Alice nella Città – Festa del Cinema di Roma 2018 il film “Qui è ora” di Giorgio Horn, documentario prodotto dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e da Odielle. Il film è un’istantanea degli oratori lombardi e del loro attivismo sul territorio, in linea con la riflessione del Sinodo 2018 su e con i giovani. Il documentario propone uno sguardo sulla quotidianità degli oratori attraverso cinque storie dalle parrocchie di Como, Brescia, Bergamo e Milano. C’è un’attenzione ai volti, ai legami che si instaurano e ai processi emotivi e spirituali che emergono. Il docufilm si propone come un prodotto di grande attualità, non come inchiesta bensì come sguardo fresco e positivo. Pagine belle del nostre Paese attraverso il lavoro di tanti giovani sacerdoti e delle comunità. Un film senza dubbio di forte interesse e di buona fattura; dal punto di vista pastorale consigliabile, problematico e adatto certamente per dibattiti.

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