“Paolo Borsellino martire a causa della giustizia”. È la proposta di don Cosimo Scordato, rettore della chiesa di San Francesco Saverio, a Palermo, che ha celebrato il 19 luglio una messa durante la quale verrà ricordato il magistrato ucciso dalla mafia con la sua scorta in via d’Amelio, 27 anni fa. Nell’omelia il rettore ha presentato “il profilo di Paolo Borsellino come di una persona che è stata capace di affrontare anche il rischio di un martirio a causa della giustizia”. Sostiene che “ci sarebbero gli estremi per considerarlo martire nel senso evangelico”. “Anche perché lui era un credente, una persona praticante dal punto di vista ecclesiale – dice don Scordato -. Frequentava la chiesa, partecipava alle celebrazioni. Era una persona unitaria nella sua concezione di vita. Viveva il suo lavoro e il suo impegno istituzionale con la sua identità cristiana”. Ricordando che “Borsellino era sempre presente nonostante le distanze dei luoghi in cui si trovava a lavorare”, don Scordato ne segnala le “espressioni di vitalità che vorremmo condividere, non pensando a una santità da sacrestia, di quelle impacchettate che ci vengono offerte in certi modelli o narrazioni”. Quello di Paolo Borsellino, a suo avviso, “si può considerare un ‘martirium in odium justitiae’, perché la giustizia – non in senso di adempimento di una legge ma in senso pieno -, come una cosa che ha diritto di esistere, è un nome di Dio”.

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