Esordio positivo per le prime sedute della sessione di aprile. Entro la fine del mese, oltre 700 candidati discuteranno le tesi a distanza collegati da casa. Il rettore Adornato: “Un fatto storico per il nostro ateneo”.

Sono passati tanti secoli dalla prima laurea documentata rilasciata dall’Università di Macerata in “utroque iure”, ossia diritto civile e diritto canonico. Ed è sempre nel campo degli studi giuridici che oggi, 30 marzo, l’Ateneo pone un’altra pietra miliare della sua storia: Sara Antinoriè la prima a conseguire il titolo finale discutendo la sua tesi completamente on line. E, con lei, altre undici colleghe per la classe di teorie, culture e tecniche del servizio sociale: Monia Batassa, Beatrice Pini, Talita Rucchi eLetizia Zahariaper la triennale insieme a Chiara Cammertoni, Valentina Cerma, Lucia Consuelo Curella, Sofia, Giacchetta, Giada Jakupi, Sara Tempera eSara Tiburziper la magistrale.

E’ iniziata la sessione speciale di aprile, che vedrà laurearsi a distanza oltre 700 studenti dei cinque dipartimenti. Nei prossimi giorni proseguiranno le lauree in giurisprudenza e scienze giuridiche per un totale di 93 candidati, a cui si aggiungeranno, dalla seconda settimana di aprile, gli oltre 180 laureandi di scienze della formazione, beni culturali e turismo e, successivamente, quelli di scienze della comunicazione, scienze politiche, economia, per finire con studi umanistici.

Cambiano le modalità, ma restano immutate le emozioni. “Ci siamo tutte commosse. Anche se telematica, è stata una laurea molto sentita, grazie alle persone che abbiamo intorno, alla famiglia, agli amici”, racconta Talita Rucchi. Per tutti è stato un test superato: la connessione è rimasta stabile e la piattaforma Teams ha permesso un buon collegamento audio-video tra relatori e membri della commissione.

UN TRAGUARDO STORICO
“Un momento storico per la nostra università”, ha sottolineato il rettore Francesco Adornato che ha salutato i laureandi all’inizio della seduta e, al termine, ha virtualmente consegnato loro il tocco di laurea. “Chi avrebbe pensato, fino a poche settimane fa – ha aggiunto -, che tutte le attività didattiche, esame di laurea compreso, si sarebbero dovute trasferire su una piattaforma telematica. Anche questo è un test per il nostro Ateneo, che fa dell’umanesimo un tratto distintivo e innovativo. Sono orgoglioso di questo traguardo che state per raggiungere e ancor più sono fiducioso rispetto al vostro futuro. Festeggeremo insieme a voi questo importante momento con una cerimonia pubblica, non appena avremo superato questa difficile, ma transitoria circostanza”.

IN SALOTTO E NELLE SAE
Genitori, fratelli e sorelle intorno o davanti al computer in salotto, brindisi e scherzi on line con amici, parenti e fidanzati lontani. Corone fatte con l’alloro raccolto sotto casa. Per ogni tesi, una storia personale da raccontare. “Mia sorella lavora a Torrette come infermiera, non la vedo da quando è iniziata la quarantena”, dice Talita. Monia Batassa, alla sua terza laurea, vive con il marito all’interno di una delle Sae in cui sono ancora costretti gli abitanti di Gualdo a quattro anni dal sisma. Alle sue spalle, il violino. “Lo suonavo. Dopo il terremoto, molte cose sono cambiate. Sono una supplente precaria che sta lavorando da casa. Tolto il tailleur, mi rimetto in pantaloni e maglione per fare videolezioni già oggi pomeriggio. Il sabato e la domenica collaboro come pedagogista con una struttura socio sanitaria per supportare psicologicamente gli anziani soli che, in questi giorni così difficili, non possono vedere i familiari. Anche la solitudine è una brutta malattia”.

TRA OBIETTIVI E INCERTEZZE
Per molte di loro, il prossimo traguardo è l’abilitazione come assistente sociale. L’esame di Stato sarebbe dovuto essere a giugno. Ma il coronavirus scuote ogni certezza. “Oggi e domani riposo, poi riprendo a studiare per il concorso, anche se non so se si terrà. Vorrei abilitarmi e trovare qualche impiego, così da mantenermi da sola per la laurea magistrale”, è il proposito di Sara Antinori. “Brancoliamo tutti nel buio, facciamo quello che possiamo, viviamo giorno per giorno come tutta Italia”, conferma una sua collega. Per la categoria degli assistenti sociali, il lavoro non mancherà nel prossimo futuro. “Avremo a che fare con forme nuove di disagio, difficoltà e povertà – è la riflessione di Talita -. Avremo bisogno di nuovi strumenti, i vecchi non basteranno”.

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